La storia di Milano, i suoi luoghi, i suoi personaggi. Un blog di Mauro Colombo

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giovedì 19 febbraio 2015

Le O.T.A.V., le city car di Max Turkheimer




La fortuna imprenditoriale di Mosè Max Turkheimer (ebreo nato in Germania nel 1860) è legata alla città di Milano, dove era giunto giovanissimo con la propria famiglia.
Qui, attratto dalla passione per i motori, inizia nel 1891 ad importare motociclette del marchio Hildebrand & Wolfmiller.
Ben presto, nel 1902,  iniziò in via Lanzone a produrre in proprio biciclete e moto. Il successo avuto con le due ruote lo spinse a tentare una nuova avventura, di maggior respiro.

Max Turkheimer costituì così nel 1905 la società O.T.A.V., acronimo di Officine Turkheimer Automobili e Velocipedi. Trasferì la sede produttiva in via Lambro.



L'idea era quella, avveneristica, di produrre piccole vetture a due posti spinte da un semplice  ed economico motore motociclistico di circa 800 cc.
Offrire cioè sul mercato una vettura  ben diversa da quelle che si erano fino ad allora viste in circolazione, grosse, costose, adatte solo a nobili e ricchi con autista.
Lo scopo era quello di conquistare una nuova fetta di mercato: la borghesia milanese.
Nel listino fu inserito un solo modello, da 5,5 HP, che fu costruito in circa duecento esemplari. La carrozzeria era allestita dall'affermata e famosa Castagna di Milano (negli stabilimenti di via della Chiusa), che in quegli anni già collaborava con Benz e Fiat.
Le vendite andarono bene il primo anno, considerando anche il discreto numero di vetture vendute all'estero. Le O.T.A.V. riuscirono anche a dimostrare il loro valore in alcune prove sportive e di resistenza.


Tuttavia, ben presto l'offerta superò la domanda, e la crisi sopraggiunse già alla fine del secondo anno di vita. Nonostante la fusione con la Junior di Torino, la O.T.A.V. cessò l'attività nel 1909.


Sembra che avesse anche tentato, in ultimo, come dimostrerebbero alcune fotografie, di mettere in produzione un secondo modello, questa volta un'automobile di maggiori dimensioni.


Max Turkheimer tornò ad occuparsi così di motociclette e velocipedi, e la loro  produzione  continuò per molti altri anni. La ditta passò infatti al figlio e al cugino, ed ebbe fortune alterne fino alla seconda guerra mondiale.
Salvo rinvenimenti fortunosi, ad oggi pare sopravvivano due soli esemplari di vetturetta O.T.A.V., una in Italia ed una all'estero.


mauro colombo
febbraio 2015 
ultimo aggiornamento: marzo 2015